Inserimento cavalli 2013

 

DISTRIBUZIONE PRODOTTI DI DIFESA MEDIANTE ATTREZZATURE TRAINATE DA CAVALLI

Introduzione


Il suolo agricolo può essere semplicisticamente diviso in 3 strati. I primi 15cm di profondità sono quelli occupati dalle radici dell’erba, è lo strato con la massima attività microbica, maggiormente aerato, ricco di sostanza organica e residui vegetali. Lo strato dai 15 ai 60cm di profondità è quello maggiormente esplorato dalle radici della vite, quello su cui vanno concentrate le maggiori attenzioni da parte del viticoltore. Oltre i 60 cm il suolo diventa freddo, asfittico, difficilmente modificabile dagli interventi dell’uomo, ma è in questo strato che nel tempo le radici della vite ricercano acqua e nutrienti non presenti nelle porzioni di suolo più superficiali. Viti sane, longeve e coltivate in modo agronomicamente corretto, hanno radici che possono raggiungere anche i 60m di profondità! Soprattutto nei suoli argillosi e tendenzialmente asfittici, l’inerbimento e la non lavorazione favoriscono il mantenimento di una struttura del terreno sufficientemente porosa, capace di garantire un equilibrato rapportto tra particelle solide e spazi vuoti (nei quali l’aria permette la respirazione radicale e l’acqua l’assorbimento della soluzione circolante da parte delle piante). Una struttura del suolo equilibrata favorisce inoltre la vita dei microrganismi e quindi la disponibilità di elementi minerali e di sostanza organica. I microrganismi costituiscono inoltre il “sistema sensoriale” della vite vivendo in simbiosi con essa, sono in pratica una sorta di “cervello” della pianta e sembra abbiano anche un ruolo decisivo nel favorire o meno la resistenza alle malattie. Il passaggio dei mezzi pesanti tra i filari, soprattutto se ripetuti e su suolo bagnato, determina un rapido compattamento degli strati del suolo, che ne riduce grandemente la porosità, e conseguentemente la respirazione radicale, l’approvvigionamento idrico e la vita microbica.


Obiettivi


Lavorando le viti completamente a mano, e mantenendo il terreno perennemente inerbito, l’80-90% degli ingressi del trattore nei nostri filari è determinato dagli interventi di difesa contro le avversità della vite. La sostituzione del trattore col cavallo, molto più leggero, elimina il problema del compattamento del suolo garantendo così una ideale porosità del terreno. Elimina inoltre una importante fonte di inquinamento, avvicinandoci così sempre più all’obiettivo di un vino prodotto in modo totalmente ecosostenibile. L’allevamento del cavallo consente infine la produzione di prezioso letame, re dei concimi naturali.

In Italia il gli animali da tiro sono utilizzati in viticoltura solo per la lavorazione del sottofila. Sembra che nessuno utilizzi ad oggi animali per la distribuzione dei prodotti di difesa della vite, mentre ci risulta che in Francia ci siano vignaioli o associazioni di vignaioli che eseguono da qualche anno tale pratica.


Materiali e metodi


Inizialmente abbiamo cercato rivenditori di attrezzature finite da acquistare ed adattare a due cavalli razza Avellignese acquistabili presso allevatori locali. Sono stati individuati due fornitori, entrambi operanti in Francia, ma il costo dell’attrezzatura e del trasporto ci ha indotto a concentrare le risorse verso una soluzione autoprodotta. Il progetto definitivo prevede un telaio trainato equipaggiato con botte da 100litri. Il sistema di distribuzione primario è azionato dalla rotazione delle ruote e integrato da un motore elettrico; una centralina regola la potenza fornita dal motore. L’operatore opera dal dorso del cavallo, azionando e interrompendo la distribuzione mediante pulsante.


Risultati


Nel corso dell’ultima fase progettuale del prototipo, quella relativa agli adattamenti specifici per la nostra realtà di campo, abbiamo constatato due principali difficoltà pratiche di realizzazione del progetto. La prima dovuta alla forte pendenza dei terreni vitati e delle relative strade di accesso, la seconda legata invece alla sicurezza dell’operatore e del cavallo.

La pendenza di alcune vie di accesso supera sovente il 30%, che in caso di suolo bagnato e viscido può risultare difficilmente sostenibile per il cavallo, suprattutto in caso di botte piena e conseguente possibile affondamento delle ruote, oppure quando l’approccio ai tornantini ed alle svolte di ingresso nei filari riduce l’effetto trainante del cavallo. Inoltre molte delle piane terrazzate non hanno lo spazio di svolta (il trattore esce in retromarcia o si interviene a piedi), il che rende impossibile l’utilizzo del cavallo in queste porzioni di vigna.

Ancor più delicata si è rivelata essere la situazione in termini di sicurezza sul lavoro (ai sensi del D.lgs 81 del 9 aprile 2008). Un prototipo autocostruito non ha i requisiti richiesti dalla legge e la sua messa a norma incontra non pochi problemi burocratici, normativi e di tempistica. La realizzazione della sperimentazione con queste premesse è troppo rischiosa in quanto, in caso di infortunio, mancherebbero le necessarie tutele per l’operatore, per il cavallo e per i responsabili della sicurezza aziendale. Anche le attrezzature acquistabili in Francia sembrano non rispondere completamente ai requisiti in fatto di sicurezza sul lavoro richiesti in Italia. Per tali ragioni, e con grande dispiacere, la sperimentazione è dunque stata interrotta.

Il problema del compattamento del suolo è stato risolto sostituendo il vecchio trattore a ruote con un nuovo trattore cingolato, capace di distribuire il suo peso e quello dell’atomizzatore su una superficie molto più grande (7,2mq); la pressione sul terreno conseguente al passaggio del mezzo è confrontabile a quella di un uomo che passeggia in vigna. Il cingolo elimina inoltre i problemi di slittamento tipici delle ruote su terreno umido e bagnato e i conseguenti gravi danni alla porosità del suolo. Essendo molto più stabile di un trattore a ruote, l’utilizzo del cingolato limita infine i rischi di ribaltamento e quindi di infortunio dell’operatore.


Ringraziamenti


Desideriamo ringraziare tutti quelli che via mail, telefono e personalmente ci hanno seguito e sostenuto nel progetto. Grazie (in ordine casuale) a: Luigi Rudelli (Agrip 80), Eric Dubois (Clos Cristal, Loira), Antonio (Azienda Cocciacavallo), Stefano Bellotti (Cascina degli Ulivi), Giovanni Batacchi (Pian del Pino), Aris (Tenuta Selvadolce), Eleonora Costa (Crealto), Massimiliano (Tenuta vitivinicola Croci), Giovanni Montisci, GianMarco (Azienda Le Coste di Clementine Bouveron), Stefano Maffezzoli (Coldiretti Brescia), Salvo Foti (I vigneri), Nadia Verrua (Cascina Tavijn).